Andrà tutto bene?
L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo può trovare nelle persone con disabilità e nelle loro famiglie delle persone maggiormente a rischio e più vulnerabili sotto tanti profili.
Le persone con disabilità cognitive o psichiche, in particolare, hanno difficoltà a relazionarsi e a comunicare, potrebbero non comprendere la situazione attuale e sentirsi quindi disorientate dalle varie restrizioni.
Oppure, al contrario, possono comprendere benissimo la situazione ma non essere in grado di comunicare la propria angoscia, lo stesso può capitare a chi non è riuscito ad integrarsi nel sociale, a creare cioè contatti significativi.
Alcune famiglie, che prima erano supportate dai servizi, adesso devono fornire un’assistenza continuativa tutto il giorno e tutti i giorni e i rapporti familiari possono diventare tesi.
Ho voluto parlare con alcuni genitori che stanno affrontando questo secondo periodo di isolamento e questo è un po’ il concentrato dei loro pensieri:
“Il primo lockdown ci ha colto tutti un po’ di sorpresa, era una novità. Non voglio dire che sia passata facilmente, però sia io che mio marito eravamo a casa, eravamo tutti insieme e ogni giorno ci inventavamo qualcosa da fare, per cui quel periodo è andato tutto sommato benino. Questa seconda reclusione invece è davvero pesante perché non tutti siamo a casa, mio marito ad esempio lavora e anch’io ora sono molto impegnata perché ho la dad e sono spesso davanti al pc.
Mio figlio quindi si ritrova adesso più solo e si sono amplificate le sue problematiche, in particolare la relazione, l’interazione con gli altri.
Per lui la situazione è opprimente, si annoia, e ritornano fuori quegli atteggiamenti di nervosismo che tanto abbiamo cercato di aiutare, creandogli una situazione favorevole fuori casa. È tornato a sbattere il pugno sul tavolo, si agita spesso, insomma emerge chiaramente la difficoltà di gestire un tempo così lungo in casa.
Impegnarlo nella quotidianità in qualcosa che a lui piace, che lo faccia divertire, che gli faccia pesare di meno questo isolamento è difficile, anzi quasi impossibile.
L’unico momento di interazione è quando gioca con la Play Station perché si collega con un suo amico, conosciuto da Frolla, e giocano insieme, seppure sempre a distanza.
Di conseguenza anche per me è più difficile stare a casa, l’organizzazione della famiglia è complicata, le giornate sono sempre tutte uguali e lunghissime. Si perde il rimo della vita di tutti i giorni, si perde la relazione e quindi si perde tanto.
Da Frolla si è trovato in un ambiente favorevole, dove la relazione si instaura senza giudizi e pregiudizi, uguale per tutti ed è impossibile non relazionarsi nel lavoro e nelle amicizie.
Quindi, anche lui, nonostante tutte le sue difficoltà è riuscito nell’intento. Lo sentivo parlare con diversi amici, era iniziata una bella amicizia con una ragazza, tutto nato spontaneamente da lui, senza il supporto di un adulto, solo a pensarci mi vengono i brividi.
Ora però è tutto congelato. Aveva raggiunto un certo grado di autonomia che purtroppo ora perderlo è più doloroso, in primis è dispiaciuto lui perché ora sa cosa si sta perdendo fuori.”
“Secondo me, ci vorrebbe una regolamentazione per questo periodo ad hoc per situazioni come le nostre, in maniera che sia il ragazzo che va al lavoro sia il datore siano tutelati per far restare questi ragazzi in presenza. Ancora non è chiaro neanche se hanno diritto ai vaccini e se sì, quando? Non ci sono risposte in merito e la zona grigia è sempre più vasta. Si parla tanto di categorie cosiddette fragili però con tutto questo caos dei vaccini niente è programmato e chiaro.
Anche perché all’interno delle famiglie, non tutti riescono a gestire un ragazzo grande chiuso dentro casa. È un po’ come il discorso del ‘dopo di noi’. Se il genitore non è casa perché deve lavorare, dove e con chi lo si può lasciare, se non c’è la struttura che può accoglierlo in quella mezza giornata? Ecco perché si devono tutelare anche le persone che assistono i nostri figli. È importante tenere questi ragazzi nella socialità, in un ambiente esterno che non sia sempre la famiglia.
Questa seconda ondata per noi è una vera mazzata.”
“Io sono un po’ pessimista, perché nonostante queste limitazioni i numeri dei contagi sembrano non diminuire, almeno nelle Marche. I sacrifici per carità si fanno, però penso anche all’impegno di chi deve tenere chiusa la propria attività, che sia Frolla o un’altra cooperativa. Penso che dietro queste realtà ci sono persone che vivono con quel lavoro e quindi anche questo aspetto mi mette agitazione.
Se mio figlio non avesse incontrato nel suo cammino Frolla, oggi la situazione sarebbe stata ancora più critica. Ricordo che giravamo tutti i giorni per le aziende della zona, ma non si trovava nulla, nessuna occupazione per lui. Nonostante la categoria protetta a cui appartiene, in realtà, credimi Elisa, non gliene importa niente a nessuno.
Nessuno vuole una persona che deve essere seguita o che deve essere affiancata. Le aziende preferiscono sempre quelle persone che riescono a lavorare come un normo dotato, entra cioè chi ha meno difficoltà. Gli altri che fine fanno?
Ecco io non oso immaginare se non incontravamo Frolla… probabilmente lui sarebbe ancora dentro casa, senza affetti che non sia la famiglia. Perché ad un certo punto l’affetto dei genitori giustamente non basta più, anche il bambino piccolo non può vivere eternamente in simbiosi col genitore.
Un pensiero mio a Frolla va quindi tutti i giorni, anche ora a distanza, perché penso anche alla difficoltà di chi sta dietro e deve organizzare un lavoro per i nostri figli.
Per questi ragazzi Frolla è una grandissima opportunità, riescono infatti, pur in mezzo alle loro difficoltà, a fare tante cose che neanche noi genitori ci aspettavamo che fossero in grado.
Vedo anche che per Jacopo e Gianluca è uno scopo di vita non solo un lavoro. Il lavoro è forse la parte più marginale. Secondo me non tutti possono farlo, altrimenti lo fai solo come un lavoro, ma poi i biscotti non vengono buoni come quelli di Frolla.”
“Cosa mi sento di consigliare a Frolla per questo periodo? Mah, io credo che la presenza e il contatto fisico non lo sostituisci con niente, però si potrebbero pensare a delle video chiamate in gruppetti, per cercare di scandire un po’ il ritmo delle giornate, sempre così tremendamente uguali. Così i ragazzi possono parlare un po’ e dire come vivono questo periodo, e magari anche Jacopo e Gianluca raccontare loro cosa stanno preparando per il loro ritorno.
Creare una sorta di appuntamento virtuale, come il the inglese delle cinque… ecco un the virtuale coi biscotti Frolla.
È vero che già con Jacopo e Gianluca si sentono telefonicamente ma magari creare un appuntamento anche con gli altri ragazzi, potrebbe essere un’idea. Così loro sono stimolati e si preparano per rivedersi tutti insieme e parlare dei progetti del futuro o semplicemente dire quello che ognuno pensa.”
Ho voluto infine parlare con alcuni ragazzi di Frolla per capire meglio anche il loro punto di vista ed effettivamente ho riscontrato tanta confusione sul tema Covid19, ma la domanda che mi hanno risposto all’unisono senza tentennamenti è stata:
“Qual è la cosa che desideri più di tutti tornare a fare e perché?
Stare con gli amici, sempre. – Uscire con gli amici. – Incontrare gli amici. – Tornare da Frolla.”
Direi che non serve aggiungere altro.
Il dolore della separazione non è nulla in confronto alla gioia di incontrarsi di nuovo.
(Charles Dickens)