Back to the future
In questi anni ci sono arrivati tantissimi curriculum vitae e spesso mi viene chiesto com’è lavorare da Frolla, così ho pensato che questa curiosità potesse essere raccontata da chi in prima persona la sta vivendo: Manuela Maracci, ovvero la ragazza che sta lavorando al microbiscottificio ormai da diversi mesi e che nonostante il Covid ha ottenuto il rinnovo del contratto (e leggendo la sua storia capirete anche il perché).
Manuela ha 33 anni, veramente ancora per poco, visto che il 1° febbraio diventeranno 34; vive ad Osimo, anche se negli ultimi anni si è trasferita nei paesini limitrofi per lavoro, ma ritorna spesso a casa, si definisce infatti un po’ ‘mammona’.
Laureata in Servizi Sociali ad Ancona, ha sempre svolto diversi lavori stagionali per mantenersi.
Capelli rosa shocking e un abbigliamento decisamente anticonvenzionale farebbero di lei una ribelle e una spavalda ma in realtà Manuela è sì estroversa ed allegra, ma anche molto gentile ed affidabile.
Avrei tanti altri bei aggettivi da spendere per lei che, seppure conosco da poco tempo, mi ha letteralmente conquistato, ma non voglio condizionarvi troppo e lasciarvi godere liberamente l’intervista.
Ciao Manu,
raccontaci un attimo il tuo percorso lavorativo prima di arrivare ad oggi.
Anticipo subito che il mio percorso non è affatto lineare e spero che nel raccontarlo riesca a farti capire gli incastri mentali che ho avuto per diverso tempo.
La mia prima esperienza lavorativa in ambito sociale, infatti, l’ho svolta quando avevo 30 anni grazie al progetto garanzia giovani presso la cooperativa sociale “Terra e Vita” di Recanati.
Era proprio quello che desideravo fare nella mia vita, conciliare il mondo della campagna e i ragazzi con disabilità, così dopo una breve ricerca su internet, scoprii che questa realtà era a due passi da casa, così ne approfittai subito.
Un’esperienza davvero bella, sia per il lavoro svolto che per le relazioni instaurate con i ragazzi.
Poi purtroppo al termine del progetto le necessità economiche mi riportarono a fare il solito lavoro legato al mondo della ristorazione.
Ho infatti sempre svolto attività in bar e ristoranti, partendo dal fare le stagioni estive, fino a farne il mio primo lavoro e acquisendo così sempre più professionalità e responsabilità.
Negli ultimi anni ho lavorato a Sirolo e me ne sono talmente innamorata che mi ci sono anche trasferita e ormai ci vivo da più di 6 anni. L’ultimo lavoro in ordine di tempo è stato al “Wish bar” dove i miei datori di lavoro erano due ragazzi con cui avevo un bellissimo rapporto di amicizia e fiducia, tant’è che sono stati proprio loro a spingermi a prendere in mano la mia vita.
Due anni fa, infatti, mi sono come trovata di fronte ad un bivio.
Mi sono detta che se non provavo a cambiare in quel momento, probabilmente non lo avrei più fatto, così mi sono fermata un attimo, mi sono licenziata e dopo un po’ di curriculum caduti nel vuoto mi hanno risposto da una casa famiglia di Loreto chiamata “Casa Giovanna”.
Questa è stata la mia prima vera esperienza lavorativa nel mondo del sociale; ringrazio la struttura perché è stata la prima che mi ha dato la possibilità di entrare in questo settore, nonostante la mancanza di esperienza.
Scaduto il contratto, sotto Covid, l’avventura si concluse e tornai a fare attività che avevo svolto agli inizi, cioè collaborare nei centri estivi con i bambini con la mia ex insegnante di ginnastica artistica e poi… tac è successo il miracolo.
Come hai conosciuto il mondo Frolla e come mai hai deciso di candidarti?
Sono una persona molto curiosa e quando Frolla aveva inaugurato a San Paterniano, quindi ormai più di due anni fa, era andata a trovarli e a tempestarli di domande su come avevano fatto ad aprire, a chi potersi rivolgere per scrivere un progetto, a chiedere insomma qualche consiglio pensando sempre al mio sogno di fare qualcosa in campagna coi ragazzi.
Quel giorno c’era Jacopo che mi diede tutta una serie di suggerimenti e mi lasciò dicendo che avevano aperto da poco ma che il mio progetto era davvero interessante.
Il rapporto è però iniziato e finito lì, con quella chiacchierata, ma io ero comunque contenta, anche solo di quelle parole di incoraggiamento.
Poi la scorsa estate sono tornata al bar di Frolla, semplicemente per fare colazione e qui ho avuto modo di conoscere Gian-Luca; abbiamo chiacchierato un po’ e ho spiegato anche a lui il mio progetto e il desiderio di lavorare nel sociale, che però faceva fatica a trovare concretamente uno sbocco.
Di lì a poco ho ricevuto la loro telefonata, stavano infatti cercando una figura da inserire al chiosco di Castelfidardo, all’interno del parco del Monumento. Non ci potevo credere!
Il giorno dopo ho fatto il primo colloquio ufficiale, con Gian-Luca, ma io sinceramente non so neanche cosa ci siamo detti perché avevo già mentalmente dato il mio sì, ancor prima che mi spiegasse il da farsi. Tanto che Gian-Luca mi continuava a chiedere: ‘ma non vuoi sapere gli orari?’ – ‘non vuoi sapere la paga?’ – ‘non vuoi sapere cosa c’è da fare?’
Ero talmente contenta di fare questa esperienza con loro che non mi interessava sapere nulla.
E così sono partita, anzi mi sono tuffata a bomba in questa esperienza!
Come è lavorare da Frolla?
Mi trovo molto bene, le cose sono cresciute in maniera naturale, credo che quando le cose non le forzi, accadono al momento e nel modo giusto.
Mi sembra che sto qui da sempre, mi sento come a casa e questa sensazione l’ho avuta fin dal primo giorno.
I ragazzi sono stati subito molto carini e accoglienti, chi più e chi meno sono entrati a far parte della mia rete di amicizie, mi ci sento infatti come con tutti gli altri amici.
Come faccio a spiegartelo ancora meglio?! Posso dirti che vado al lavoro col sorriso, cosa che non ho mai fatto (NdR: ci scappa una lacrimuccia di gioia) e quindi, non lo vorrei dire ad alta voce, ma sì sono felice! A livello lavorativo sento di aver fatto un salto di qualità.
Cos’è che ti ha lasciata sorpresa di Frolla?
La semplicità di ogni situazione in generale, non è scontato trovare una rete così unita e sincera: se c’è bisogno di fare due chiacchiere o se c’è bisogno di sfogarsi c’è sempre lo spazio giusto per ciò che in quel momento è l’esigenza di ciascuno.
Capisco che possono sembrare parole scontate, ma è vero quando dico che sembra di stare in famiglia. Non c’è stato un episodio straordinario che posso raccontarti o che faccia scalpore, ma quando hai voglia di svegliarti la mattina per andare al lavoro è perché fondamentalmente stai bene e poi è un lavoro davvero sempre stimolante.
Mi sento veramente a mio agio, so che sono circondata da persone vere, con cui potermi sempre confrontare e avere uno scambio sincero.
In particolare Jacopo e Gian-Luca mi stanno insegnando tanto, prima ero abituata a lavorare come in una fabbrica, con ritmi serrati e a non riuscire neanche più a godermi il momento. E questo stile lo rivedevo anche nella mia vita privata, mentre loro mi fanno ricordare i veri valori a cui dare precedenza, o molto più semplicemente mi fanno rallentare e godermi anche i più piccoli istanti, come mi dice spesso Marco: “Scialla Manuela, scialla!”
E le prime volte che me lo diceva, mi faceva innervosire tantissimo e invece ora Marco ha un posto speciale nel mio cuore, mi ha decisamente conquistato.
Questa cosa poi l’ho riportata anche fuori, prima rispondevo a tutto e tutti come una molla, nel tempo invece sto imparando ad analizzare un po’ di più le situazioni e le persone che ho di fronte, insomma sto maturando (o invecchiando non saprei).
Prima hai accennato ad un tuo sogno, e visto che Frolla è per eccellenza la casa dei sogni, ci vuoi parlare anche del tuo?
La mia idea sarebbe quella di creare una situazione simile al biscottificio, quindi collaborare con i ragazzi, però immersi nella natura, nel verde.
Ho avuto infatti la fortuna di nascere in campagna, la mia famiglia può sembrare quella di una volta, in senso buono, una sorta di famiglia del Mulino Bianco, ma in versione ‘vergara’ (NdR: ridiamo insieme).
Ho sempre apprezzato questa dimensione e crescendo ancora di più, tanto che appunto mi piacerebbe fare un piccolo orto e realizzare dei prodotti semplici, sempre con la collaborazione di ragazzi con disabilità.
Poi non so se e come si potrà concretizzare questa idea, che al momento resta comunque un mio grande sogno.
Com’è relazionarti e lavorare a stretto contatto coi ragazzi?
Entrando in questo ambiente posso dire di non aver notato alcuna differenza, non la si percepisce né da parte di noi cosiddetti operatori né da parte dei ragazzi. Come in tutte le cose, ci sono alcuni ragazzi più portati per alcune attività e altri ragazzi per altre, sta a noi indirizzarli correttamente e senza forzature.
In realtà spesso sono i ragazzi stessi che ci insegnano qualcosa, magari noi dobbiamo spiegare loro il lavoro da svolgere al meglio però sono loro ad essere sempre senza filtri.
In questo modo è tutto molto divertente, relazionarsi con loro è stato davvero easy, poi certo tutto dipende da ogni singolo ragazzo, ma in linea di massima non ho avuto problemi con nessuno.
E invece che tipo di rapporto hai coi tuoi datori di lavoro, Jacopo e Gian-Luca?
Jacopo e Gian-Luca sono due persone caratterialmente opposte, però si vede proprio che tra loro c’è un bellissimo rapporto di fiducia e fratellanza.
Mi hanno dato subito carta bianca e ho avuto così la possibilità di esprimermi, anche se ci sono andata coi piedi di piombo, chiedendo spesso loro come era meglio fare o comportarsi, soprattutto nelle relazioni coi ragazzi.
Con entrambi parlo di tutto, abbiamo tre teste diverse ma riusciamo a confrontarci liberamente su ogni argomento, anche sulle nostre vite private.
Gian-Luca è un po’ il fratello maggiore, ci dà sempre la carica e Jacopo è molto spontaneo, ma tutti e due, seppur in maniera diversa, emanano le stesse sensazioni di serietà e sicurezza, riuscendo al tempo stesso a creare un ambiente gioioso (dove si canta spesso).
Certo non siamo nel paese dei balocchi, quindi quando ci sono momenti di tensione c’è Jacopo che è più pacato e Gian-Luca un po’ più irruento, ma anche questa dinamica è davvero divertente.
Li definirei così: operosi, entusiasti e organizzati.
Tornando a te, quale film – non importa quante volte l’hai visto – devi assolutamente vedere, quando lo danno in tv?
Oddio che domandone! (NdR: ridiamo insieme)
Nel senso che non mi viene subito in mente il titolo di un film, mi piacciono le commedie leggere che sdrammatizzano, che affrontano temi importanti però senza sfociare nella drammaticità.
Deve essere divertente, con un umorismo semplice che, anche mentre cucini, lo puoi tranquillamente seguire.
Ecco, parlandone insieme mi è venuto il titolo: “Ritorno al futuro” perché sono una persona che rimugina spesso sulle cose accadute, un’eterna insoddisfatta e avere una macchina del tempo per tornare indietro e mettere a posto le cose andate male sarebbe un’opportunità fantastica, almeno per me. Ripensandoci questo film è davvero molto più profondo di quello che si pensi.
Se potessi cambiare qualcosa della compagnia di Frolla, cosa cambieresti?
È scontato dire niente? Boh non lo so, per adesso mi sembra che funzioni tutto bene, così com’è.
Non vorrei cambiare proprio niente.
Consiglieresti il tuo lavoro? E Frolla lo consiglieresti?
Consiglierei il mio lavoro a chi riesce a farlo in maniera naturale, quasi spontanea. Senza avvertire alcun tipo di differenza, distacco. Io per esempio quando descrivo il mio lavoro non parlo mai di ragazzi disabili, ma semplicemente di lavorare in un micro-biscottificio.
Quindi più che consigliare questo lavoro, direi ai giovani di avvicinarsi a questo genere di situazioni (non necessariamente la disabilità), fare insomma esperienza di volontariato in ambito sociale, perché a parole si possono dire tante cose, però poi quando lo si vive tutto prende un altro senso e non tutti si scopriranno in grado di rapportarsi con determinate situazioni.
Per me invece è stata una manna dal cielo, non mi sembra di fare nulla di speciale; mi piace stare a contatto coi ragazzi perché, come già detto, non hanno filtri e siccome io adoro la sincerità e non amo i giri di parole, so che ogni situazione viene affrontata di petto e che non ci sono nascoste sfaccettature dietro.
È veramente un ambiente puro, è talmente semplice come concetto che per assurdo non riesco a spiegarlo.
Consiglio di lavorare sul campo perché tante volte basta uno sguardo, un sorriso per capire che anche un semplice caffè può assumere un valore importantissimo e così si riesce ad apprezzare anche le più piccole cose e, in un mondo così frenetico, ritorni all’essenziale.
Mi sento sicura come quando torno a casa dei miei… forse alla fine Frolla serve più a me che ai ragazzi!
Credo che da questa chiacchierata sia uscito fuori che l’unica cosa finta di Manuela sono i capelli rosa, per il resto è un libro aperto che ama emozionarsi e far trasparire il buono che c’è in lei anche se a volte è troppo critica con se stessa.
Cara Manu, sei un vero dono e la famiglia Frolla ti ringrazia non solo per quello che fai instancabilmente e per come lo fai, ma soprattutto per quello che SEI.
Se potessi darti una cosa nella vita, mi piacerebbe darti la capacità di vedere te stesso attraverso i miei occhi. Solo allora ti renderesti conto di quanto sei speciale per me.
(Frida Kahlo)