Campione del mondo
Ogni occasione è buona per mangiare un buon panino e bere un ottimo cocktail nella rinfrescante cornice del Parco del Monumento, ma questa volta ho un ulteriore motivo per trascorrere una serata ‘diversa’ dal solito.
Sono infatti in attesa di intervistare il mitico Luigi Casadei che si è appena laureato campione del Mondo in lancio del giavellotto ai Mondiali Fisdir (Federazione Italiana Sport Paraolimpici degli Intellettivo Relazionali) svolti a Bydgoszcz in Polonia.
Ecco arrivare Luigi, un bellissimo ragazzo di 19 anni, abbronzato e sorridente che si prepara subito per questa chiacchierata, anche se mi confida immediatamente che tutta questa notorietà lo inibisce un po’, teme che, a forza di firmare autografi, possa diventare più famoso di Cristiano Ronaldo.
Abbiamo così rotto il ghiaccio con una bella risata e ne approfitto per iniziare con le domande.
“Come mai hai scelto proprio il giavellotto? È una specialità particolare che non è molto diffusa tra i ragazzi.”
“Quando ero piccolino andavo al mare coi miei genitori a Marzocca di Senigallia e la cosa che preferivo fare più di tutte era quella di tirare i sassi in mare. Ma non così a caso! No, io puntavo una boa o qualcos’altro in mare e lo centravo al primo colpo, anche fosse stato a 30 metri di distanza.
Colpivo il bersaglio sempre, anche col sinistro. I miei genitori veramente erano un po’ preoccupati che potessi colpire un bagnante o un sub. Da lì è nata la loro idea di farmi provare uno sport che avesse a che fare con il lancio.”
I suoi occhi guardarono nella direzione di Francesca, sua mamma, che mi conferma: “E’ tutto vero, era una cosa incredibile, tutto quello che era in spiaggia, lui lo lanciava! A 12 anni ha iniziato così a lanciare il vortex che è un missile di gomma, arrivando oltre i 70 metri di distanza, poi crescendo l’evoluzione naturale è stata il giavellotto (di 800 grammi).”
Nel frattempo alcuni ragazzi di Frolla si avvicinano al nostro tavolo e, dopo aver salutato e abbracciato Luigi, gli chiedono: “Cosa si prova ad essere campione del Mondo?”
La risposta è unica: “La fantasia!!! È un’emozione fighissima”
“Quanto è il tuo record personale?”
“Ho fatto il record europeo di 53,37 metri proprio a questi ultimi mondiali in Polonia, mentre il record mondiale è di 57,71 metri che però non ho ancora raggiunto anche se mi ci sto allenando. Sono giovane e credo che con sacrificio e costanza posso farcela.”
“Con chi sei andato in Polonia per il campionato del Mondo?”
“Sono andato da solo (NdR: senza genitori) con la squadra Nazionale Italiana, 14 convocati e 5 allenatori. Abbiamo preso tante medaglie per le corse, per i salti non avevamo invece nessuno che gareggiava mentre come lanciatori c’ero io e altri due ragazzi.
Si è creato proprio un bel gruppo, io dormivo in camera con un ragazzo di Osimo. Mi sono trovato bene perfino con un ragazzo di Ascoli Piceno. Di solito non lego con gli ascolani per via della mia fede calcistica. Sai io sono Anconetano e non vado d’accordo con quelli di Ascoli Piceno, ma lui era simpatico.
Siamo stati in Polonia per una settimana, ma siamo dovuti stare sempre in albergo. Abbiamo potuto girare poco perché c’erano delle regole molto precise per via del Covid, tanto che sembravamo in quarantena.
Anche la televisione non era di aiuto, era tutto in polacco e non capivo niente. Per fortuna che con la mia squadra stavo proprio bene e poi ho conosciuto anche ragazzi di altre nazionalità.
In particolare mi ricordo due ragazze spagnole fighissime, Selena e Aiane. Per fortuna che a scuola avevo 10 in spagnolo, così ho potuto scambiare due parole anche con loro.
E ho pure scoperto che una delle due è la cugina di Alvaro Morata, con lei continuo a chattare anche adesso. (NdR: pausa di riflessione)
Aveva delle treccine bellissime!”
Luigi ferma subito la mamma che stava provando a raccontarci qualche aneddoto su queste ragazze, sembra un po’ in imbarazzo così provo a tranquillizzarlo: “Sei un bellissimo ragazzo, è normale che le ragazze vogliano conoscerti.”
“Si, effettivamente, sono figo!” mi interrompe Luigi e così ridiamo insieme e aggiunge: “Bisogna essere onesti nella vita, no?” continuiamo a ridere sempre più forte e Luigi continua: “sembra che ridiamo come ad uno spettacolo di Crozza. Mi sto divertendo molto in questa intervista.”
“Quante volte ti alleni a settimana?”
Quattro volte a settimana per un’ora e mezzo ad allenamento. Due volte faccio atletica e due in palestra.
“Ora devi andare alle Olimpiadi?”
No, purtroppo non ci sono le Olimpiadi per la categoria a cui appartengo, ma la FISDIR sta lavorando affinché nei prossimi anni anche noi possiamo partecipare.
“Chi è il tuo allenatore? Come ti trovi con lui?”
Si chiama Marcello ed è di Ancona, ha 65 anni ed è molto simpatico. Tutti dicono che ha fatto un grande lavoro con me, perché mi ha fatto arrivare fino alla Nazionale. Mi segue sempre e questo per me è importante.”
La mamma poi aggiunge: “All’inizio non è stato semplice perché lui si distraeva facilmente, allenandosi all’aperto infatti, ogni occasione era buona per perdere la concentrazione. Dal canto mio ho suggerito a Marcello di parlare poco e fargli vedere tramite l’esempio come fare.
Inizialmente era tutta una questione di istinto e forza fisica, ma ora sta migliorando anche la tecnica e secondo il suo allenatore ha ancora tanto potenziale.”
“Qual è il prossimo obiettivo?”
“Raggiungere i 60 metri col giavellotto. Poi sicuramente fare bene ai prossimi campionati Italiani che si terranno in Sardegna i primi di settembre.”
“Quando hai vinto il titolo mondiale, ti hanno intervistato in Polonia? Cosa ti hanno chiesto?”
“Sì sì, mi hanno intervistato e mi chiesto a chi volessi dedicare la vittoria. E io ho risposto che volevo dedicare la medaglia e la gara (che è stata fantastica) in primis ai miei familiari, poi all’Anthropos di Civitanova, all’allenatore, alla mia insegnante di scuola ma soprattutto ad una persona molto carina senza la quale non sarei mai riuscito a raggiungere questo risultato, cioè il mio educatore Alessandro.
Sai che appena l’ha sentito si è buttato sul divano, non ci credeva che l’avevo detto veramente.”
Interviene ora la mamma che mi spiega che Alessandro è il suo educatore da quando faceva la seconda media e quando ha saputo che Luigi sarebbe andato ai Mondiali per scherzo gli diceva che se avesse preso una medaglia voleva essere nominato. È nato così come un gioco, uno scherzo ed invece quando ha visto il video è scoppiato a ridere dalla gioia.
“Luigi sei veramente una forza della natura” – aggiungo io.
“Cosa hai provato quando sei salito sul gradino più alto del podio ed è partito l’Inno d’Italia?”
“Ho avuto una grande soddisfazione e mi ha dato gusto cantare l’inno a squarciagola, senza sbagliare neanche una parola ed esplodere con l’ultimo “Sì” alla fine della canzone. Un’emozione unica che non riesco a spiegare.”
Così Francesca lo prende in parola e per farmi rendere conto meglio, mi passa il suo cellulare dove possiamo vedere il video integrale della premiazione. Parte il video e vedo subito Luigi, avvolto in una grande bandiera tricolore, indossata come il mantello di un supereroe, aspettare che venga chiamato per salire sullo scalino più alto, il 1° posto.
Ecco lo speaker che annuncia “…e al primo posto Luigi Casadei!” e parte immediatamente uno scroscio di applausi ed urla. Poi inizia l’inno d’Italia e non riesco a distogliere lo sguardo dal cellulare anche se di fianco a me c’è Luigi che sta di nuovo con la mano sul petto, gli occhi chiusi, cantando
“Fratelli d’Italia
L’Italia s’è desta,
Dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.”
Ho letteralmente la pelle d’oca, un’emozione unica! Non riesco ad aggiungere altro.
Così la mamma per superare questa mia emozione mi conferma che in realtà tutta la gara è stata unica, Luigi aveva una sicurezza, un controllo che non sempre riesce a mantenere per tutta la gara. Era letteralmente determinato, voleva fare bene a tutti i costi. Così approfitto per farle una domanda.
“Ci speravi che potessero arrivare soddisfazioni del genere?”
“Ci speravo per lui, anche se comunque sarebbe andata ero sicura che per lui sarebbe stata una bellissima esperienza di vita. Però dentro di me non ti nego che speravo che almeno una medaglia la portasse a casa, anche fosse stata quella di bronzo, perché immaginavo che tutta la squadra avrebbe raccolto varie vittorie e per una sua autostima ci speravo. Avevo però timore che avesse potuto fregarlo l’emozione.”
“Che cosa rappresenta per una mamma questa vittoria?”
“Mi fa capire che lavorando e stimolando questi ragazzi, il progresso arriva sicuramente. Non bisogna mollare o dire che non ce la possono fare! Ho notato infatti che Luigi da 2/3 anni a questa parte è in continuo crescendo e miglioramento in tante cose, non solo sullo sport.
Intendo proprio come persona, come presenza, come relazione con gli altri.
Certamente lo sport lo ha aiutato tanto anche nella gestione della sua autonomia, quando va fuori con la squadra infatti si organizza completamente da solo.
Per lui la cosa più bella anche dei mondiali è stato il contesto, prendere l’aereo, dormire con gli amici in albergo, ecc. poi sì, c’è stata anche la gara ma era emozionato all’idea di vivere questa esperienza. Ed è bello che sia così, che non dia troppa importanza al risultato sportivo ma al mondo sportivo, alla sensazione che ha nel vivere in quell’ambiente.
Ti dirò che secondo me non si è neanche pienamente reso conto di quello che ha conquistato, il suo record di 53,37 metri è europeo e ha anche ricevuto il premio come migliore performance maschile dell’intera manifestazione.
Tra l’altro io pensavo che era un premio che aveva ricevuto per scherzo durante la cena conclusiva, perché ama ballare e dare spettacolo, ed invece era proprio un premio ufficiale della Federazione.
(NdR: ridiamo davvero di cuore).
Nel 2019 doveva andare in Australia ma un mese prima delle gare si è rotto il gomito per cui non è potuto più andare. Lì ha avuto un dispiacere enorme.
Però anche in quella occasione è stato bravo, non ha mollato, né psicologicamente né fisicamente. Appena ha potuto si è rimesso sotto con gli allenamenti.
Questa vittoria è stata sicuramente anche una ricompensa dei tanti sacrifici fatti, dell’impegno e della tenacia che non sono mai mancati”.
Grazie Luigi per aver portato in alto il tricolore e per averci insegnato tante cose, perlomeno a me hai dato davvero una lezione di vita vera. Chapeau!
Vincere è solo la metà del gioco. Divertirsi è l’altra metà.
(Bum Phillips)