Ciak, si gira!

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Vedere un film è una specie di terapia che fa bene sia al corpo che alla mente.

Non è solo una questione di distrarci dai nostri problemi, ma è un modo per immedesimarci nei panni di qualcun altro. Provare empatia per qualcuno che è completamente diverso da noi, per cultura, età e modo di pensare.

Proprio per questo il cinema è stato considerato una sorta di cura, e in questo periodo dove possiamo almeno guardare i film comodamente dal divano di casa, mi sento di suggerirvi tre titoli che hanno a che fare con la diversità e che valgono la pena di essere visti, soprattutto per la positività che infondono.

QUANTO BASTA

È un film del 2018 di genere Commedia, diretto da Francesco Falaschi, con Vinicio Marchioni, Valeria Solarino, Luigi Fedele, Nicola Siri, Mirko Frezza e Benedetta Porcaroli.

Arturo è un talentuoso chef caduto in disgrazia a causa del suo pessimo carattere. Proprio per colpa della sua ultima reazione violenta deve scontare una pena con i servizi sociali, tenendo un corso di cucina in un centro per ragazzi autistici. Qui farà la conoscenza della psicologa Anna e di Guido, ragazzo asperger con difficoltà nelle relazioni sociali, ma con un palato assoluto e un particolare talento per la cucina. La partecipazione di Guido a un talent dove Arturo gli farà da tutor sarà l’occasione che porterà entrambi a scoprire nuove cose e nuovi punti di vista, a fare i conti con il loro passato e forse qualcosa potrà cambiare per sempre, non solo nelle loro vite, ma anche in quella di chi gli sta attorno, riscoprendo sia i valori nei rapporti umani che i veri valori in cucina.

“Quanto basta” ha un grande merito. Quello di mostrare come sia fondamentale dare fiducia ai ragazzi con autismo, affinché anche loro possano imparare a fidarsi non solo degli altri, ma anche di se stessi. E guardare così al futuro, in autonomia.

Un film non facile e ben riuscito, che riesce con molta leggerezza e semplicità ad affrontare un problema come quello della sindrome di Asperger e di sponda il tema del “dopo di noi”.

È un film che fa stare bene, che ripone fiducia nell’umanità e invita a non fidarsi delle apparenze, ma di dare sempre una possibilità alle persone che incontriamo lungo la strada che stiamo percorrendo: a volte, possono essere il miracolo che stiamo aspettando, anche se non sempre ce ne rendiamo conto.

Una buona lezione di vita che ci fa uscire sorridenti dalla sala del nostro cinema casalingo… quanto basta!

“Il mondo ha più bisogno di un perfetto spaghetto al pomodoro che di un branzino al cioccolato”

MIO FRATELLO RINCORRE I DINOSAURI

È un film del 2019 di genere Drammatico/Commedia, diretto da Stefano Cipani, con Alessandro Gassman, Isabella Ragonese, Rossy De Palma, Francesco Gheghi e Lorenzo Sisto, tratto dall’omonimo romanzo di Giacomo Mazzariol.

Jack ha sempre desiderato un fratellino con cui giocare. Quando nasce Giò, i suoi genitori gli raccontano che avrebbe avuto un fratello “speciale”. Con il passare del tempo Jack scopre che in realtà il fratello ha la sindrome di Down e questo per lui inizia a diventare un problema, tanto da spingerlo a nascondere la sua esistenza ai suoi nuovi amici del liceo e alla ragazza di cui si è innamorato.

Ma la verità è che l’amore che lega i due fratelli è troppo grande e Jack si renderà presto conto che non ha senso mentire o nascondere le cose: Giò è quello che è, esattamente come tutti noi e va bene così. L’energia e la vitalità di Giò conquisteranno non soltanto il fratello ma anche tutti i suoi amici e le persone intorno a lui. Forse è davvero un supereroe.

Giò, infatti, riesce a fargli capire il vero senso della vita che è quello di essere sé stessi andando contro alcune convenzioni sociali, secondo le quali l’essere perfetti dà diritto a un’inclusione che in realtà non esiste. Ma soprattutto Giò gli fa capire quanto la famiglia e l’unione familiare siano importanti.

Il film racconta infatti un’idea positiva di famiglia ed è anche la storia di molte altre famiglie simili ai Mazzariol, che al loro interno hanno un componente affetto dalla sindrome di Down.

Consigliato a chi ama le storie tratte dalla vita vera e a chi crede che le barriere siano soprattutto mentali.

Persone come Giovanni infatti possono insegnare agli altri molte più cose di quello che immaginiamo, con i loro sentimenti puri e senza filtri.

“Perché non sempre i supereroi indossano maschera, tuta e mantello…”

SOLO COSE BELLE

È un film del 2019 di genere Commedia, diretto da Kristian Gianfreda, con Idamaria Recati, Luigi Navarra, Carlo Rossi, Giorgio Borghetti, e Barbara Abbondanza.

Solo cose belle è la storia di Benedetta, una popolare ragazza sedicenne figlia del sindaco, e del suo incontro con una bizzarra casa famiglia, appena arrivata nel suo piccolo paese dell’entroterra riminese.

La casa famiglia, rumorosa e stravagante, è composta da un papà e una mamma, un immigrato, una ex-prostituta e sua figlia piccola, un ragazzo che sconta una pena alternativa, due ragazzi con gravi disabilità e un figlio naturale.

È proprio Benedetta, attraverso la sua storia d’amore con Kevin, uno dei ragazzi della casa, che ci guida in questo mondo ai margini, in cui tutti sembrano “sbagliati”, ma che in realtà sono solo davvero umani.

Ed è poi l’intero paese, che si prepara con passione alle prossime elezioni comunali, a essere coinvolto e sconvolto da questo incontro, tra momenti divertenti e altri drammatici, tra balli, risate, lacrime, piadine e sgomberi, finché, in una notte difficile, tutto precipita e sembra essere perduto.

In realtà nulla semplicemente potrà più essere come prima.

“Solo cose belle” è un film che tramite un sorriso e molta leggerezza cerca di aprire le menti ed il cuore degli spettatori su delicati temi strettamente attuali, come l’accettazione dell’altro, la paura per lo straniero, la possibilità di redenzione, e la ribellione giovanile.

In pratica, racconta la nostra realtà, una storia quanto mai attuale e necessaria, specchio del nostro Paese indifferente, malpensante e spaventato dall’ “altro”.

Il film inoltre è anche un importante lente d’ingrandimento sulle case famiglia e sul progetto della Comunità Papa Giovanni XXIII, che svolge un compito molto importante per chi si trova in difficoltà e che merita sicuro di avere una importante cassa di risonanza per il grande compito che svolge dal 1968.

Esiste infatti gente che vive e sceglie di farlo insieme a disabili, disadattati, prostitute, carcerati perché pensa che gli “ultimi” siano molto più interessanti e molto meno “ultimi” di quello che pensiamo tutti noi, ma cambiare idea si può. E le cose belle possono aiutare a farlo.

“Le cose belle prima si fanno e poi si pensano…”

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