Il coraggio di essere se stessi
Vi presento Sara Accorroni, classe ’85 di professione pasticciera.
Oggi abita a Falconara Marittima, anche se nella sua vita ha fatto ben 10 traslochi.
Si è diplomata nel 2004 all’alberghiero di Senigallia, già dal terzo anno ha iniziato a fare le stagioni alla Tenda Verde di Falconara, Ennio Mencarelli, il prioprietario era uno dei suoi docenti, è stato quello che più di tutti probabilmente le ha trasmesso la passione per la pasticceria.
Anche se questa passione era stata già incanalata dalla nonna, ha vissuto infatti tutta l’infanzia in campagna e la domenica le insegnava a fare le tagliatelle fatte in casa, gli gnocchi e le castagnole.
Nei fine settimana durante il periodo scolastico iniziò a fare esperienza anche nella pasticceria Picchio a Loreto perchè in realtà nel mondo della pasticceria è stato Marcozzi che le ha dato i primi insegnamenti.
Nel 2011, decide di fare domanda come stagista presso l’accademia di Igino Massari a Brescia, CAST Alimenti, dove si andava per fare i corsi e imparare a fare i pasticcieri.
Dopo neanche una settimana di stage, in cui Sara fa l’assistente dei docenti, si accorge di essere nel mondo dei balocchi, un intenso concentrato di conoscenze, tecniche, strumentazioni ad altissima professionalità e professionisti di spessore. Una piccola pillola che le fece aprire tutto un mondo.
Essendo una persona desiderosa di imparare e a cui piace quello che fa, rubava con gli occhi e le orecchie tutti i segreti del mestiere. Inoltre una volta terminata la giornata e il programma del corso, gli stagisti avevano l’opportunità di sperimentare e provare quello che avevano imparato.
Dopo un anno da stagista, in cui non si riposava mai, Sara diventa responsabile dei laboratori e in seguito assistente tecnico di direzione. Restò così all’interno della scuola per ben 4 anni.
Definisce questa esperienza una importante fase di crescita dove ha iniziato ad avere le prime consapevolezze, capisce quello che veramente le piaceva fare e soprattutto come affrontarlo.
Ha la possibilità, anche tramite Coldiretti e Slowfood, di approfondire il territorio Bresciano, le aziende agricole e i produttori locali che le hanno permesso di lavorare con prodotti di qualità del territorio.
L’accademia CAST è stato anche un bel trampolino per Sara.
Nel 2012 Davide Comaschi, che ricopriva la carica di Campione Italiano, le chiese di fargli da assistente per i mondiali di cioccolateria, che funzionano proprio come quelli sportivi. Il World Chocolate Master si svolge a Parigi, ha un regolamento ben preciso e bisogna attenersi a questo. Questo vuol dire passare intere giornate a fare prove, test, per riuscire a fare i prodotti più buoni del Mondo, per vincere cioè la competizione.
In questo periodo è nata una bella amicizia e Sara ha potuto apprendere tantissimo da questa esperienza, una manualità e tecniche che le hanno permesso di fare un altro scalino nel mondo della pasticceria.
Le parole che rieccheggiano però con maggiore frequenza sono CONDIVISIONE e CONFRONTO, la chiave che Sara suggerisce di utilizzare soprattutto oggi che invece manca in questo mondo. “Senza questo nessuno è nulla” ripete più volte Sara “con l’aiuto di ognuno invece si riesce a costruire qualcosa di bello.
E poi c’è sempre qualcuno che conosce qualcosa di diverso da te e da cui si può imparare, a qualsiasi livello. È questa la strada che ho sempre cercato di percorrere.”
A seguito di questa esperienza, Sara si vuole misurare in prima persona con un campionato del mondo e nel 2016 Sara decide di partecipare assieme a Bruno D’Angelis, al tempo anche lui borsista in accademia, al “Mondial Des Arts Sucrés 2016” di Parigi.
Il Mondiale delle arti dello zucchero era stato istituito dai francesi per valorizzare la figura della donna in pasticceria; è tra i Mondiali più difficili nel campo della pasticceria perché si lavora per venti ore in due giorni. Si partecipa a coppia, uomo-donna: la scelta del tema è libera, ma si ha un regolamento da seguire dove ci sono specifiche dimensioni, materiali, ingredienti e pesi da rispettare e si devono realizzare quattro degustazioni e tre sculture artistiche commestibili: una in zucchero, una in cioccolato e una in pastigliaggio.
A questo campionato l’Italia non aveva mai partecipato proprio perchè non si era mai creata una squadra di uomo-donna.
Parecchie volte Sara durante gli 8 mesi di prove pensa di abbandonare i preparativi ma non si lascia abbattare, in primis per lei stessa. Durante gli allenamenti Sara e Bruno non riescono mai a finire in tempo le varie prove tempo.
In realtà poi, merito dell’adrenalina e della voglia di arrivare, al concorso Sara e Bruno finiscono mezz’ora prima. Le loro creazioni si ispirarono al tema del mare, una sirena che usciva da una conchiglia realizzata con varie lavorazioni di zucchero (soffiato, tirato e colato) e un marlin con un granchio vicino di cioccolato.
Fortunamente per noi, l’italia arrivò prima e Sara divenne per sempre campionessa del mondo!
In quel momento la famiglia di Sara è stata super presente, anche se in realtà. soprattutto il padre. l’aveva sempre ostacolata o perlomeno non accettatta in questa suo desiderio di diventare pasticcera, credeva non fosse una professione per una donna.
Sara fu felicissima per l’obiettivo raggiunto, più per il percorso fatto che per l’obiettivo fine a se stesso.
Quasi che oggi, ogni volta che chiedono a Sara di presentarsi, le pesa un po’ doversi etichettare come campionessa del mondo, le sembra quasi brutto perchè si diventa schiavi di una etichetta.
In un mondo di squali, come quello della pasticceria, partecipare ad una competizione è molto rischioso, perchè se perdi sei lo sfigato che ha perso, se vinci, stessa cosa, non ti puoi permettere mai più di poter essere leggermente meno.
Sara però, grazie proprio a questo percorso di crescita, è ben consapevole del posto dove vuole stare.
Sara vorrebbe che nel suo lavoro non ci fossero differenze e cerca di impostarlo proprio come più le piace.
Vorrebbe un’impostazione diversa, che non ci fosse per esempio bisogno di lavorare 24 ore al giorno per dimostrare che solo così sei un vero pasticcere. Sara punta molto sull’organizzazione degli spazi e sulla competenza, che permettono di raggiungere agli stessi obiettivi senza per forza farsi travolgere dal lavoro stesso.
In più a Sara piace vivere la pasticceria a contatto con le persone, conoscendo direttamente i produttori in maniera libera, fuori da costrizioni legate a sponsorizzazioni, poter autonomante scegliere con chi collaborare, in base a metriche personali e non legate ad accordi commerciali.
Sara vuole trovare l’anima in tutte le collaborazioni che porta avanti, altrimenti preferisce andare altrove. Questo è il suo fil rouge e così si allontana dai lustrini e dalle luci fantastiche dei rifettori, perchè non è quello che le interessa veramente.
Due anni fa, tentò di aprire una sua pasticceria. Era qualcosa che aveva sempre voluto ma poi si rese conto (grazie al tempo che è dovuta stare ferma a causa del Covid) che in realtà non era neanche quello che desiderava veramente perchè si sarebbe chiusa a riccio e, siccome sarebbe stata in una zona di comfort, si sarebbe fermata lì.
Capisce che in realtà è bello uscire fuori dal guscio ed è bello potersi esprime per come ci si sente.
Ama la contaminazione, ma solo con le cose che la fanno stare bene, quelle belle e pulite.
Ultimamente Sara decide anche di dedicarsi a se stessa, cosa che durante tutti questi anni di duro impegno e lavoro aveva sempre trascurato.
Anche dal punto di vista sentimentale, dopo una relazione terminata dopo 11 anni, ha preferito non spendersi in relazioni importanti per paura di soffrire nuovamente.
Con il periodo legato al Covid, Sara ha cercato di approfondire certe dinamiche familiari, è andata un po’ alla ricerca, aiutatata anche da un percorso psicologico.
Oggi Sara si sente molto più sollevata, quasi serena. La cosa che più le pesava era legata sicuramente al rapporto con il padre, oggi è cambiato il suo modo di approcciarsi all’argomento.
Come riassumeresti il tuo percorso?
Ho fatto tutta questa strada per avere le competenze necessarie ad essere una professionista a 360° ma poi per poter lavorare come piaceva a me.
Nel mondo della pasticceria c’è bisogno di una eticchetta per poter essere riconosciuti.
Questa chiave purtroppo mi si rifletteva anche nella vita privata, sono cresciuta sempre nell’ottica di dover dimostrare qualcosa, per poi avere in premio l’amore di mio padre, questo è stato sicuramente l’ingranaggio più grande da liberare: il riconoscere me stessa , riconoscermi per SARA e non per la camionessa del mondo.
Come ti trovi a collaborare con Frolla?
Nell’ingraggio di Frolla sono perfettamente inserita proprio perchè Frolla è ‘semplicemente’ un posto dove puoi essere te stesso. Più bello di questo non c’è niente!
È bello proprio il fatto che c’è un confronto, una condivisione, una collaborazione, capire i propri limiti e quelli dell’altro per valutare se insieme si possono afforntare e superare.
Quando sono da Frolla, vedo la gioia di chi mi sta accanto e quando trasferisco qualcosa vedo che viene percepito nel modo giusto e questo mi rende felice.
Mi sento come un piccolo ingranaggio di una grande macchina.
Come ti immagini in futuro?
Tra qualche anno vorrei vedermi così come oggi, non vorrei perdere questo fuoco che è davvero stimolante.
Mi piacerebbe vedermi in una relazione, magari con un figlio. Non credo perà che la vita sia una TO DO LIST, per cui se accadrà sarò molto felice altrimenti mi auguro di poter continuare con questa idea, questa forma, senza dovermi incastonare o chiudermi, perchè sarebbe un po’ una sconfitta rispetto a quello che sto facendo.