Nothing to fear
Giovedì sera. Ore 21.15. Sky Uno.
Inizia uno dei talent più fighi della storia italiana: X Factor 2020.
Uno dei pochi attualmente in programmazione che adoro vedere.
In mano il mio solito sacchetto di caramelle gommose (lo so è sbagliato, ma non ci posso fare niente, ne sono completamente dipendente!) e sullo schermo appare subito il poliedrico Alessandro Cattelan con uno dei suoi super outfit. Spicca in particolare una camicia verde arricchita da tanti disegni di visi di uomini barbuti; impossibile non notarla.
Un déjà-vu… io l’ho già vista questa camicia. Ma dove?
“Talluuuuuuuu, vieni a vedere. Guarda cosa indossa Cattelan. Dove l’abbiamo vista questa camicia?”
Sicuramente non ho chiesto ad un guru della moda, ma questa volta non ha dubbi.
“E’ di Danilo… sì Danilo Paura!!”
Che figata, penso, poter essere riconosciuti attraverso le proprie creazioni.
Ma andiamo per gradi.
Vi introduco brevemente nel mondo della moda, presentandovi Danilo Paura, direttore creativo e titolare del marchio streetwear “PAURA”. Il logo fa da padrona su felpe, T-shirt e jeans che ne rappresentano il core business. Appassionato del Made in Italy, Danilo sceglie con attenzione e cura ogni tessuto, convinto che la conoscenza della materia prima sia fondamentale.
Già si intravedono punti di incontro con la storia di Frolla ed io mi appassiono sempre più a questo ragazzo che come me è cresciuto col mito dei paninari, dei risvolti ai jeans di Uniform, delle felpe Best Company e Timberland. Che tuffo nel passato!
Perdonate questo momento di nostalgia, e torniamo a bomba ai giorni nostri perché Danilo ne fa di strada e ad oggi le sue collezioni sono riconoscibili immediatamente, un mix di urban streetwear e country underground, dal sapore metropolitano, con contrasti di forme e lunghezze. Tra i suoi fan e consumer ci sono appunto anche molte celebrità della musica e dello spettacolo, da Jovanotti a Hell Raton, da Cattelan a Materazzi.
PAURA è un marchio che sembra essere stato concepito per il guardaroba di un anticonformista, il logo scritto con un normalissimo carattere helvetica è tagliato a metà per far capire su cui si fonda la filosofia del brand, sconfiggere le ansie quotidiane, trasformando le proprie debolezze in punti di forza.
Proprio come è successo a Danilo con il suo cognome, di cui si vergognava terribilmente in età adolescenziale e che, invece, nel tempo, ne ha maturato la sua eccezione positiva e quindi lo ha usato come brand e chiave per le sue collezioni.
In continua evoluzione e crescita, Danilo & Co. si sono inventati sotto la quarantena un progetto sociale unico nel suo genere, nell’intento di contribuire alla costruzione di un mondo migliore che va ovviamente oltre la paura.
Danilo crede fortemente nel potere della cooperazione con realtà locali e di piccole dimensioni, in grado, secondo lui, di fare la differenza per la passione, motivazione e cura che mettono nelle attività. Gli stessi valori che lui utilizza nel suo quotidiano lavoro.
Nasce così una nuova capsule collection ovvero una collezione in edizione limitata, fatta da pochi elementi collegati tra loro da uno stesso tema, chiamata ‘Nothing to Fear’ composta da felpe, camicie, t-shirt, pantaloncini e biscotti, sì avete capito bene anche biscotti e non potevano essere che quelli di Frolla.
La conoscenza del biscottificio Frolla è stata del tutto casuale, ma poi conoscendo Jacopo e Gian-Luca si convince di essere sulla strada giusta, questa collaborazione s’ha da fare.
Viene creato così un particolare branding che sporca il simbolo ® con uno spruzzo di vernice ricamato, per simboleggiare il proprio rifiuto nei confronti degli stereotipi e delle etichette istituzionali, finendo così per rappresentare una P, quella di Paura ovviamente.
Tutta la nuova collezione, biscotti inclusi, da oggi è disponibile sul sito pauraclothing.com.
Visto che di biscotti Frolla ne ho piena la dispensa, io penso di andare a comprare la felpa AKIM HOODIEBlack, davvero bella e dallo stile minimal, proprio come piace a me.
Mi sono, però, intanto divertita a fare diverse domande a Danilo che, generosamente e pazientemente, si è prestato a rispondere; troverete la fotografia di un ragazzo tutto da scoprire, come le sue fantastiche collezioni del resto.
Ciao Danilo, inizio subito entrando nel cuore del tuo mondo. Come descriveresti il tuo brand con 3 aggettivi?
Comodo, irriverente, audace. Paura per me non è solo un brand, è la possibilità di esprimermi utilizzando una forma d’arte.
Cos’ha secondo te Danilo Paura di unico? Insomma, qual è l’elemento, il particolare che lo differenzia da tutti gli altri brand presenti oggi sul mercato?
Siamo liberi, interpretiamo il mondo di cui facciamo parte a nostro modo, nelle collezioni coesistono mondi, tessuti, colori e storie, il progetto muta ma soprattutto matura con le nostre esperienze di vita. Siamo unici perché vivi, forse irrazionali e sfrontati ma pur sempre veri.
Da cosa trai maggiormente ispirazione per le tue nuove collezioni?
Sono sicuro che le collezioni siano nascoste dentro, sono lì che aspettano. Vivere di emozioni fa crescere dentro di me il desiderio di tirarle fuori.
Quale messaggio vuoi dare con le tue creazioni?
Rappresento quello che può essere sostituito, il superfluo, l’inutile, ma so anche che la moda può dare a tanti la possibilità di mostrarsi nella maniera in cui più si sentono sé stessi: questo per me è incredibilmente importante. Faccio questo lavoro con tanto amore, tanto sacrificio e rispetto, mi basterebbe uscisse fuori questo.
Come è nata l’idea di questa capsule collection? E perché proprio Frolla?
Partiamo dal concetto della paura, non più un ostacolo ma un’opportunità, lo slancio che ci porta a superare i limiti: Frolla rappresenta questo concetto al cento per cento. Son venuto a conoscenza della realtà di Frolla nella maniera più naturale. Walter, uno dei miei collaboratori, ricevette una confezione di biscotti, buoni, buonissimi ad un battesimo; me ne parlò con grande entusiasmo e mi spiegò che dietro c’era una realtà altrettanto interessante. La cosa mi incuriosì e, durante il lock down, iniziammo a riflettere sulla possibilità di creare un contatto, di unirci per portare avanti qualcosa insieme. Due mondi diametralmente opposti che giocano la stessa partita: non esiste cosa più bella, fare qualcosa per il gusto di farlo, senza pretese, né aspettative ma spinti dalla gioia di non fermarsi davanti a delle nuove sfide. Sono rimasto estasiato dalla semplicità, dalla capacità di trattare argomenti che per tanti sono un tabù. Frolla è un progetto che non considero nemmeno una collaborazione: è un amico con cui abbiamo deciso di intraprendere un cammino insieme, senza programmare la meta ma certi che insieme si possa trascorrere piacevolmente del tempo insieme.
Cosa puoi anticiparci dei tuoi progetti lavorativi futuri?
Cerco di non pensare troppo al futuro, mi dedico a portare avanti progetti con la maggior attenzione possibile.
Come ti vedi tra 10 anni?
Non troppo diverso da così, giuro. In fondo non mi sento così diverso da 10 anni fa.
Il tuo peggior vizio?
Mi piacciono le cose complicate.
E la tua miglior virtù?
Non mi tiro indietro mai, questo mi porta a dare il massimo e andare oltre le mie capacità, di conseguenza mi ritrovo a fare cose con cui non avrei mai pensato di interagire.
Che libro hai sul comodino?
Da cosa nasce cosa, Munari.
Guardi la televisione? Cosa?
Non guardo molta tv, ma amo serie tv e cinema.
L’ultima volta che hai pianto?
Qualche giorno fa.
Quando hai capito che ce l’avevi fatta?
Spero di non capirlo mai, mamma che brutto giorno deve essere!
Nei gironi infernali potresti finire tra i…
Potrei fare un tour, un giorno in uno, poi nell’altro. Mi piace conoscere gente matta e diversa da me. Per me la vita è fatta di sbagli, alti e bassi, ripartenze; non mi vergogno degli sbagli e non penso di farne meno in futuro.
Cosa consideri volgare?
La presunzione.
Da bambino pensavi di arrivare dove sei arrivato?
Da bambino ero troppo impegnato a pensare al resto, ho sempre avuto un sacco da fare.
Mai pensato :<< E adesso mollo tutto>>?
Prima fatemi costruire qualcosa che vale la pena mollare, poi ci penso sul serio.
Se non avessi fatto questo lavoro?
Purché non sia lavoro mi sta bene tutto. Io non sento il peso del lavoro, ho molti impegni, porto avanti il mio pensiero ma davvero non lo considero un impegno. Gli dedico troppo tempo della mia vita, tutti questi sacrifici per un lavoro? Non sono matto, la vita è una sola.
Hai un portafortuna?
Non ho portafortuna, ma per 14 anni ho avuto a fianco a me Vito il mio cane: lui mi faceva sentire la persona più fortunata del mondo.
Hai una frase preferita, che ti ripeti spesso?
Non una frase ma una domanda: Serviva? La mia amica Linda riderà molto.
Come riesci a rilassarti?
Diciamo che non sono proprio una persona rilassata: c’è gente che sulle montagne russe si addormenta, io non sono uno di quelli. Per capire a cosa faccio riferimento, dovrei ospitarti nel mio cervello per un paio di giorni, ti farei la stessa domanda immediatamente dopo. Faccio sport, alterno cose più calme come il pilates o il padel e la corsa, per poi ritrovarmi in un bosco con la moto, rischiando di spaccarmi la faccia contro un albero.
Numerose celebrities italiane hanno indossato le tue creazioni, ce n’è qualcuna che non hai ancora avuto modo di vestire ma vorresti?
È bello vedere persone che apprezzano quello che faccio stilisticamente, ancora di più sapere che mi scelgono per occasioni importanti. Non rincorro nessuno, sono già molto contento così. Poi se mi chiedi chi è il mio preferito allora ti rispondo con Shia LaBeouf.
Che sta a significare il tatuaggio WARIAT?
WARIAT significa squilibrato (in senso buono) in polacco.
Te la racconto: incontrai sotto casa un ragazzo, che poi divenne la persona di fiducia per tutti quei lavoretti in casa che io non sono capace a fare, il tutto fare che tutti vorrebbero come amico. Portavamo gli animali domestici in giro per il palazzo, io il cane, lui il gatto. Quando Dario mi iniziò a raccontare che in Polonia tatuava, malissimo ma tatuava (se mi sentisse), mi disse che avrebbe avuto piacere di farlo su di me, gli risposi: serve? Lui mi disse di sì ed io accettai! Una notte nel rientrare a casa pensai che fosse l’ora e bussai alla porta: mi aprì la compagna di Dario dicendomi che lui stava finendo di cenare. Entrai, Dario smise di cenare, la compagnia fece spostare il gatto, tolse quello che c’era sulla tavola e non smise di pronunciare quella parola a me sconosciuta. Dario mi chiese cosa avrei voluto che mi tatuasse ed io gli risposi, WARIAT.
Un brutto tatuaggio per una bella storia.
Che cosa ti fa paura?
Perdere la memoria.
Grazie di cuore davvero, Danilo!
Ho come la sensazione che sentiremo sempre più parlare di lui e del suo mondo. Questa sì che è una Paura che mi piace avere come compagna di viaggio!
“L’unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa”
(Franklin Delano Roosevelt)