Elisa Wonder Woman
Vi introduco nella famiglia Frolla partendo dal presentarvi una quota rosa, e che rosa!
Anzi direi più fucsia nel suo caso.
Sì, perché la ragazza in questione è grintosa, tenace, non si lascia abbattere da niente e nessuno e, proprio come il colore che la rappresenta, non conosce mezze misure.
Chi già frequenta il ‘Diversamente Bar’ a San Paterniano di Osimo (https://youtu.be/c7SCLwd6mBo) avrà sicuramente capito di chi sto parlando, la Wonder barista Elisa Magi, un’autentica istituzione nel locale.
Mingherlina di statura e dai capelli rosso rame, che cura sempre con particolare attenzione, la nostra Elisa ha una storia tutta da raccontare, dei consigli da regalare a tutti noi e soprattutto non ha peli sulla lingua.
La frase più utilizzata durante l’intervista, quasi come un’intercalare, un mantra da ripetere e ripetere è stata sicuramente “io sono contenta” e alla fine di queste due orette insieme anch’io ero contenta perché Elisa è davvero contagiosa.
Per iniziare ti chiederei di fare una breve descrizione di te stessa.
Per chi ancora non mi conosce, sono Elisa una ragazza di 22 anni (appena compiuti), vivo a Castelfidardo con mia mamma e mia sorella.
Mi ritengo una persona dalle mille sfaccettature, sono molto sensibile, alla mano, socievole, allegra e tante altre cose che scoprirete continuando a seguire l’intervista.
Voglio però subito svelare una cosa e cioè che mi piacciono molto le sfide.
Come e con chi hai trascorso questo periodo di lockdown dovuto al Coronavirus?
Questa pandemia, che ha creato tanti disagi, io l’ho vissuta bene, a casa con mia mamma e mia sorella.
La mattina cercavo di essere di aiuto in casa, nelle pulizie, nella cucina, nel riordinare le cose e facendo altre attività domestiche.
Poi però nel pomeriggio dedicavo qualche momento a me stessa, ad esempio mettevo la musica latino-americana e ballavo in camera mia, così facevo un po’ di movimento e insieme mi divertivo.
Inoltre, all’inizio dell’isolamento guardavo spesso la televisione oppure stavo parecchio tempo sui social, però, col passare del tempo, mi annoiavano così ho preferito andare a fare delle passeggiate intorno casa.
Le prime domande che ti farò riguardano la scuola, così vorrei chiederti due ricordi di scuola che puoi raccontare brevemente: uno molto bello che ti piace ricordare e uno un po’ meno piacevole.
Ho frequentato l’Istituto Alberghiero a Loreto e per i primi 2 anni ho fatto tutte le esperienze nei settori della sala, cucina e ricevimento, poi ho scelto di specializzarmi in accoglienza. Non me nesono pentita perché è un mondo interessante, ricco di eventi ed opportunità che io non mi sono chiaramente lasciata sfuggire.
Il ricordo più bello infatti è legato alle giornate del FAI dove affiancavo le ragazze più grandi che facevano da guida ai turisti. All’inizio pensavo di non farcela perché era davvero timida, ma col tempo mi sono saputa far valere e anche le mie compagne mi hanno detto che ero stata brava.
Una cosa che invece ricordo con dispiacere riguarda le feste di compleanno dei miei compagni, dove io non venivo mai invitata. Mi sentivo esclusa. Soprattutto quando ero piccola mia mamma invitava a casa qualche amichetta e faceva trovare loro tanti dolcetti e succhi di frutta per la merenda, ma io non potevo mangiare niente di tutto ciò perché avevo subìto un intervento alla pancia.
In quinto superiore, invece, i miei compagni di classe hanno cambiato atteggiamento, forse erano cresciuti o forse io mi ero fatta valere ed essendo cresciuta, anch’io dai miei errori avevo cambiato qualche comportamento. Mi hanno voluta davvero bene, aiutata tanto e per questo li ringrazio di cuore.
Immagina di essere a settembre e stare fuori dalla tua scuola superiore a Loreto, che consigli daresti a un gruppetto di ragazzi che stanno entrando?
Questa scuola permette di viaggiare in mondi diversi e offre tante opportunità, io l’ho capito una volta che sono uscita e mi sono affacciata sul mondo del lavoro.
Credo infatti che tutto nella vita ci tornerà utile, anche quelle materie che mentre sei a scuola non pensi servano a nulla.
Quindi il consiglio che mi sento di dare ai ragazzi è quello di vivere tutti i momenti all’interno della scuola in maniera piena, di non farsi distrarre da altre cose, ma piuttosto di darsi da fare, avere voglia di apprendere con entusiasmo e positività.
Visto che sei così brava a dare consigli, ti andrebbe di dare qualche suggerimento agli insegnanti di sostegno, in base ovviamente alla tua esperienza?
Innanzitutto io mi sento di ringraziare tutti gli insegnati che ho avuto, perché non sono stata un’alunna semplice da gestire, anch’io alcune volte non mi sono comportata bene, ho fatto tante ‘schizzate’ (NdR: ridiamo), cioè ho avuto degli scatti repentini.
Credo che l’insegnate dovrebbe sempre portare rispetto alla persona che ha di fronte e con umiltà dare suggerimenti in base alle potenzialità e abilità che ha il ragazzo o ragazza che sta seguendo, per cercare di tirare fuori il meglio.
Spesso mi sono sentita incastrata dentro degli schemi che mi classificavano e giudicavano. È vero che noi ragazzi speciali dobbiamo seguire il PEI (Piano Educativo Individualizzato) ma se venissimo incoraggiati e valorizzati, forse è possibile che riusciamo a fare anche delle cose non previste.
Credo che catalogare le persone sia sempre una cosa brutta e controproducente, poi mi sbaglio sicuramente visto che gli psicologi e altri addetti la pensano diversamente, ma secondo me l’affetto, la fiducia e l’impegno spesso fanno fare più passi in avanti di tanti studi scientifici.
È importante trovare il metodo giusto e per farlo è fondamentale comunicare tanto, non solo sugli argomenti che riguardano la scuola, perché lo studio è una parte della crescita personale ma non c’è soltanto quello.
Passiamo alla tua attività attuale. Sappiamo tutti che stai lavorando da Frolla: mi spieghi in che cosa consiste il tuo lavoro, quali sono le tue mansioni e i tuoi compiti?
Inizio col dire che Frolla, il mio attuale lavoro, è un mondo speciale, una vera e propria famiglia.
Durante la settimana in laboratorio produciamo i biscotti ed io in particolare mi occupo della preparazione delle teglie, le lavo, le scrosto e le ricopro con la carta da forno. Poi c’è il momento dell’imbustamento e il confezionamento dei biscotti nel sacchettino.
In più sistemo il bar per il fine settimana, pulisco la macchinetta del caffè, riordino i tavolini e il bancone per poterlo poi allestire il sabato e la domenica mattina.
La mia mansione principale del fine settimana è la barista.
Sarò ripetitiva, ma per me è un mondo bellissimo.
A scuola, in realtà, non avevo fatto tanta pratica del bar perché tutti i compagni si ammassavano per fare le prove, ma io preferivo rubare gli insegnamenti dei professori con gli occhi, piuttosto che sgomitare con i miei compagni per fare una prova. Ora che però tocca veramente a me, mi sembra di sapermi difendere bene, almeno così mi dicono (NdR: ridiamo ancora).
Come è nata questa possibilità lavorativa?
Jacopo Corona è venuto nella mia scuola per presentare il progetto Frolla a tutte le quinte dell’istituto e io mi ricordo che ero seduta in prima fila. Non mi sono persa neanche una parola.
Poi con la mia professoressa abbiamo parlato delle opportunità sul mondo del lavoro. In passato, infatti, ho fatto qualche esperienza lavorativa al Mc Donald di Loreto e alla Proloco di Castelfidardo e Loreto, ma la mia professoressa mi ha proposto di lavorare da Frolla e io tutta contenta ho accettato immediatamente.
La prima volta da Frolla è stato il 12 maggio 2018, una data che non dimenticherò più, l’inaugurazione del microbiscottificio a San Paterniano di Osimo.
Ho iniziato col botto perché c’erano così tante persone che all’inizio mi tremavano le gambe, poi però mi sono divertita tanto e ho avuto la possibilità di dimostrare subito il mio valore.
A Jacopo, quello stesso giorno, avevo chiesto se potevo entrare nel team di Frolla perché avevo respirato un’aria nuova che mi piaceva un sacco. E poi così effettivamente è stato.
Un grande sogno che si è realizzato.
Che rapporto hai con i colleghi di lavoro? E con Jacopo e Gian-Luca?
Con Jacopo e Gian-Luca è un rapporto straordinario, sembra che ci conosciamo chissà da quanto tempo ed invece sono solo un paio d’anni che ci frequentiamo. Mi sento al sicuro con loro e mi diverto tantissimo.
Con gli altri colleghi devo ammettere che ci sono un po’ di alti e bassi, insomma qualche volta litighiamo, però, come in ogni famiglia che si rispetta, cerchiamo di chiarirci subito per far tornare il sereno e ripartire più uniti di prima.
Anche perché ormai siamo 14 colleghi e non è possibile andare sempre d’amore e d’accordo con tutti, ma proprio durante questa pandemia ho capito che senza di loro non ci riesco proprio a stare.
Ho riflettuto molto in questo periodo e credo che le persone devono vederci per quello che siamo realmente, non che davanti recitiamo un ruolo e poi dietro siamo tutt’altro, ecco il motivo perché mi piace essere sincera.
A me piacerebbe sapere quali sono le tue emozioni durante i momenti al bar. Te la senti di raccontarmeli?
Se mi conoscevate quando ero più piccola, probabilmente a quest’ora non ero qui (NdR: ridiamo sempre più complici) perché ero una vera peperina, nel tempo però sono maturata e ho imparato anche a gestire un po’ le mie emozioni.
Quando sono al bar e arrivano le persone per un caffè, un cappuccino, o altro, le emozioni che si susseguono sono tante e io devo cercare di tenerle sotto controllo per non perdere la concentrazione e la lucidità che mi servono per fare al meglio il mio lavoro.
Vuoi sapere qual è il mio motto? A piccoli passi per fare grandi passi.
Me lo sono inventata perché mi aiuta a non perdermi d’animo in ogni cosa che faccio.
Quanto sono importanti per te le amicizie e i sentimenti?
Tantissimo. L’amicizia è uno di quei sentimenti che sono essenziali per la vita, anche nel posto di lavoro penso sia fondamentale averne perché ci aiutano ad esprimerci al meglio.
Anche l’amore è un sentimento importante ma non deve sfociare mai in competizione o gelosia, perché ognuno è libero di fare ciò che vuole e nessuno deve imporre la propria volontà all’altro sennò non è più amore ma possesso.
Più che l’aspetto fisico e la bellezza, in un ragazzo guardo se ci mette il cuore nelle cose che fa e se sa apprezzare chi ha di fronte.
Infine vorrei dire una cosa che riguarda noi ragazzi speciali, perché spesso alcuni miei amici scrivono alle ragazze in cerca di affetto, di amicizia, ma queste rispondono in maniera sgarbata e scocciata. Mi dispiace perché vorrei tanto che capiscano che anche i miei amici hanno diritto ad amare e non si meritano questo genere di risposte. Vorrei che non li trattassero come dei diversi, degli inferiori ma che conoscessero un po’ di più il mondo della disabilità.
Eli, c’è un desiderio per il tuo futuro che speri si possa realizzare?
Sarò noiosa, ma ogni cosa si riconduce a Frolla. Il mio desiderio è che questa realtà cresca sempre di più e soprattutto che possa attirare sempre più clienti giovani, così magari condividendo del tempo insieme capiscano che noi siamo molto più ‘normali’ e simili a loro di quanto pensano.
L’intervista fiume di Elisa si conclude, ma lei ha ancora in serbo un consiglio da dare. Questa volta per me, che durante il pranzo mi aveva vista discutere con mio figlio adolescente sull’orario di rientro dalla serata con gli amici.
“Se posso, vorrei dirti di essere più decisa quando dai un orario a tuo figlio. Deve essere quello, senza se e senza ma. Capisco che non è facile fare il genitore, me lo dice sempre anche mia mamma, ma un po’ ti devi imporre perché solo tu sai cosa è giusto per tuo figlio”.
Qualcuno diceva che, a prescindere dai dentisti, sono rari gli individui che fanno restare a bocca aperta. La nostra Elisa Wonder Woman è sicuramente tra questi.